SOLIDARIETA' CON I RAGAZZI CONDANNATI PER IL 15 OTTOBRE
Giovanni, Robert, Ilaria, Lorenzo, Giuseppe: nomi come altri, di persone tra tante.
Nomi come altri, tra tutti coloro che il 15 ottobre erano a Roma.
Persone tra tante, che quel giorno hanno portato la loro rabbia per le strade della città.
Giovani ragazzi, ai quali lo Stato sta presentando il conto; sentenze "esemplari", che suonano come monito rivolto a tutti coloro che osino alzare la testa, a tutti coloro che non si rassegnano a recitare un copione già scritto, a tutti coloro che esprimono conflittualità al di fuori delle regole imposte e del consentito.
Se infatti il sistema impone delle regole per la sua stessa esistenza, chi ha fatto e continua a fare il gioco dei poteri forti? Chi divide tra buoni e cattivi? E chi continua ad accettare questa distinzione?
Giovanni, Robert, Ilaria, Lorenzo, Giuseppe: ragazzi che hanno avuto, come tutti gli altri, le loro buone ragioni per non restare a casa, da contrapporre a quelle di chi, in questo paese come in tutto il mondo, antepone gli interessi di banche, padroni e politici di ogni colore, alle vite delle persone.
Al momento a pagare sono loro.
3 anni e 4 mesi per Giovanni, ancora rinchiuso in carcere.
2 anni per Robert.
Ilaria ancora agli arresti domiciliari in attesa della prossima udienza.
E il 22 Febbraio un'altra batosta: 5 anni per Giuseppe, altri 4 per Lorenzo.
I mostri sbattuti in prima pagina, con la maschera confezionata su misura: il Tg5 vomita menzogne e millanta inesistenti video che ritraggono Lorenzo e Giuseppe mentre lanciano dei sassi, dopo che il magistrato Anna Maria Fattori, accogliendo in tutto le richieste del Pm Ilaria Calò, ha sputato la sua sentenza, infame ed inequivocabile: non si punisce il fatto specifico, ma l'aver partecipato alla manifestazione del 15 Ottobre. Compartecipi della rabbia che accomuna tutti e tutte noi per una vita da sfruttati e sfruttate, per la crisi fatta pagare sulle popolazioni di tutto il mondo, per un presente che parla di esclusione dai bisogni primari, di sottomissione ai profitti del capitale e ai diktat del mercato.
Ancora una volta: colpire alcuni (e forte), per mettere paura a tanti.
E il solito stucchevole ritornello: i manifestanti buoni e quelli cattivi.
Ma chi sono questi ragazzi? Chi è Giovanni? Chi è Robert? Chi è Ilaria? Chi è Giuseppe? Chi è Lorenzo?
Ragazzi come tanti, sfruttati tra gli sfruttati. Che vengano da un paese del sud italia o dall'est europa, che abitino la periferia di roma, o siano emigrate in un altro paese, che studino, lavorino o si arrangino come possono.
Nomi diversi, vite diverse, stessa rabbia.
Oltre a loro, altri 14 denunciati.
Nomi diversi, vite diverse, tutte colpite dalla repressione.
Tra loro non si conoscono, ma si sono riconosciute in tutte le persone che erano in piazza San Giovanni quel giorno: troppe, per conoscersi tutte tra loro, abbastanza per stare fianco a fianco e mettere paura a chi ci vorrebbe indifferenti e rassegnati.
Affinché Giovanni, Robert, Ilaria, Giuseppe e Lorenzo non rimangano solo dei nomi, affinché nessuno sia solo, affinché la paura cambi di campo, la solidarietà è un'arma.
La rabbia non si arresta, libertà per tutti/e.
EVASIONI_Rete solidale contro carcere, cie e repressione.
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