giovedì 21 aprile 2011

tessera del tifoso e repressione: vie di fuga e resistenze



L'iniziativa organizzata negli spazi dell'Astra al Tufello è stata molto partecipata e da un punto di vista progettuale per la resistenza davvero importante. Quello che è emerso, da piu' prospettive, magari anche differenti, è la voglia di resistere agli attacchi repressivi ed alla Tessera del Tifoso. Gli interventi dei relatori hanno aperto una discussione collettiva sulle eventali vie di fuga senza pero' entrare in un discorso fine a sè stesso. Le curve degli stadi, nonostante le mille contraddizioni, sono state dei luoghi d'aggregazione inimitabili altrove, degli spazi sociali liberati dove soggetti sociali antagonisti, oltre a tifare per i propri colori, hanno espresso e continuano ad esprimere conflitto sociale e vitalità. Alla base di una (contro)cultura così ribelle c'è un forte senso di conflitto contro i poteri forti e le Istituzioni, siano esse legate allo sport, alla politica o ad altro. L'ultras nasce appunto come movimento di resistenza a due precisi processi sociali: il progressivo controllo dei comportamenti da parte degli apparati del consenso; la mercificazione del calcio in quanto prodotto di consumo per le masse. Ma oggi, le collusioni fra potere politico e potere economico, hanno creato la tessera del tifoso come strumento per una forte inversione di rotta. L'obiettivo del potere costituito non è quello di svuotare gli stadi, rendendo in questo modo il gioco calcio noioso e sterile. L'obiettivo principale invece è quello di modificare lo spettatore in consumatore. Allontanare gli ultras dagli stadi vuol dire allontanare le "voci fuori dal coro", isolare la carica antagonista dei gruppi, demonizzare un mondo cosi' bello nonostante tutte le contraddizioni. Ecco che la tessera del tifoso non è lo strumento per limitare la violenza bensì diventa lo strumento per ulteriori guadagni economici. La sicurezza e l'ordine pubblico diventano così direttamente proporzionali agli interessi economici e la repressione diventa un vero e proprio business con il quale allargare i guadagni. In tutto questo schema, dunque, la figura dell'ultras come soggetto sociale antagonista non puo' che disturbare la manovra economica. Con la scusa della sicurezza e dell'ordine pubblico, storicamente e fino ai nostri giorni, lo Stato ha "testato" tecniche e strategie di controllo sociale. Gli stadi rappresentano il laboratorio sociale di controllo per eccezione. Ai danni di quella "categoria indifendibile" costruita con astuzia dai media asserviti, che è appunto l'ultras, sono state testati strumenti repressivi che piano piano si stanno estendendo all'intera società. La logica del capro espiatorio da trovare a tutti i costi rientra in un disegno molto piu' ampio strumentale a quellasocietà dell'isolamento in cui vorrebbero relegarci. Si cerca un nemico, un diverso, un soggetto "deviante" su cui scaricare tutte le ansie e le paure di questa società. Si crea ad hoc quel "folk devils" di cui parlava Valerio Marchi tanti anni fa, quella sorta di pericolo sociale che innesta i meccanismi di "moral panik" nella società dello spettacolo. Usare poi questo capro espiatorio come "cavia" per le innumerevoli strategie di controllo sociale diventa percio' automatico. Da qui, lentamente, inizia quel percorso di accettazione delle piu' svariate forme di repressione che poi attanagliano l'intera società senza chenessuno si scandalizzi.
Rispondere con intelligenza e determinazione a questi attacchi e discutere su queste tematiche deve essere l'inzio di una concreta e strutturata forma di resistenza. Confrontare diversi punti di vista, differenti esperienze puo' servire a trovare delle vie di fuga necessarie per la sopravvivenza di un movimento unico in Italia.
NO ALLA TESSERA DEL TIFOSO!CONTRO OGNI REPRESSIONE!

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