Spazio Libero e Ribelle di Controinformazione, Antagonismo sociale ed Antifascismo
mercoledì 20 aprile 2011
LETTERA DI MARTINO DAL CARCERE DI BOLOGNA
Terrorista è chi rinchiude e bombarda non chi tutto ciò combatte!
Mi chiamo Martino, sono uno degli anarchici arrestati a Bologna lo scorso 6 aprile a seguito dell’ennesima ondata repressiva orchestrata dallo stato: operazione che ha portato all’arresto di 5 tra compagni e compagne, all’allontanamento di altri/e 7, ad un gran numero di perquisizioni (effettuate, peraltro, contemporaneamente in più città) e, addirittura, al sequestro dello spazio di documentazione Fuoriluogo (che passa dall’essere una sede con distribuzione di testi di critica radicale che organizza iniziative aperte settimanalmente, all’essere un inespugnabile fortino di terroristi) un’inchiesta a cui la procura lavorava da tempo e a cui, a seguito di alcuni attacchi anonimi avvenuti in città nel giro di una settimana ai danni di IBM, ENI, Emilbanca e Lega Nord, ha deciso fosse il momento di dare un seguito (nonostante nel riassunto delle carte che ci è stato consegnato al momento del nostro arresto, non ci sia alcun riferimento a questi fatti, con buona pace per i giornalisti forcaioli).
In un clima di linciaggio mediatico volto ad intimidire le tante persone che si avvicinano alle lotte in cui gli anarchici sono impegnati facendo terra bruciata attorno a loro (con Maroni che annunciava la sua funesta calata in città) arrestare qualcuno era necessario.
Perché la polizia c’è, la polizia fa. È tutto sotto controllo.
Siamo alle solite: ogni manifestazione di dissenso non recuperabile deve essere distorta, circoscritta ad una “guerra privata” tra il potere ed i suoi nemici dichiarati per disinnescarne la portata sociale e vanificarne il potenziale.
Come se, tolti gli anarchici, in questo mondo di merci non rimanessero che docili sudditi persuasi di vivere nel migliore dei mondi possibili.
Eppure per accorgersi di come sia il mondo in cui viviamo non c’è bisogno di essere dei sovversivi: dalla minaccia nucleare che incombe alla guerra d’occupazione in Libia, sul fronte esterno; dalla militarizzazione imperante alla reclusione dei migranti sul fronte interno… la quotidiana catastrofe della società del profitto viene subita da tutti.
In tempi in cui la buia rassegnazione che, troppo spesso aleggia sulle coste nord del Mediterraneo, viene illuminata dalle insurrezioni che infiammano il sud delle sue coste.
In tempi in cui la N.A.T.O. stende un rapporto (Urban Operation in the Year 2020) in cui i suoi analisti immaginano per il 2020 scenari in cui l’esercito dovrà essere massicciamente impiegato per soffocare le rivolte dei poveri nelle periferie delle grandi città occidentali.
In tempi di crisi non può stupire se la diffusione dell’ideale anarchico (soprattutto se propugnato da individui che non aspettano, con le mani in mano la futura venuta di un’umanità libera e federata ma che, al contrario, lottano qui ed ora mettendo in gioco se stessi) turbi i sogni di chi ci comanda.
In realtà, a ben vedere, in una società come questa quello del nemico interno è l’unico “ruolo” eticamente accettabile:
- non voglio essere complice di una società che devasta il pianeta che la ospita
- non voglio essere complice di un’economia che per sopravvivere necessita di continue guerre e di ridurre intere popolazioni alla fame
- non voglio essere complice delle guardie che stuprano nelle caserme e nei C.I.E. ed uccidono nelle questure e nelle carceri
- non voglio essere complice di una società che sviluppa nanotecnologie e modificazioni genetiche al fine di controllare e piegare il vivente alle proprie esigenze di profitto
- non voglio essere complice del razzismo della caccia all’immigrato, della reclusione che attende chi non si piega alle leggi di un paese in cui i governi passano ma le telecamere, i manganelli ed i fili spinati restano
- non voglio essere complice di un’ipocrisia religiosa o del turismo sessuale che spesso ne costituisce il contraltare
- non voglio essere complice del massacro continuo di milioni di animali allevati e gonfiati o per alimentare i fatturati dell’industria zootecnica che intossica e affama o per testare ed immettere nei mercati nuovi prodotti (anche a costo di inventare nuove patologie per brevettare nuovi farmaci).
Al contrario saluto e abbraccio chi lotta contro tutto questo: solidarietà ai compagni in carcere in Italia, Svizzera, Germania, Francia, Grecia, Spagna, Cile, Argentina, Messico e Stati Uniti; ai Mapuche in lotta per le loro terre; ai “Freedom Fighters” del Delta del Niger, agli insorti del Maghreb e a tutte quelle situazioni di lotta che non conosco o non ho nominato.
Grazie per la grande solidarietà dimostrata nei confronti di me e degli altri/e arrestati/e.
Ancora dalla parte di chi, schiacciato da un cielo plumbeo, sceglie di procurar tempesta!
Ancora più lucido! Ancora più incazzato! Sempre a testa alta! Sempre presi bene raga!Per l’anarchia
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento