martedì 25 ottobre 2011

A caccia di streghe, black bloc, ultras, anarco-insurrezionalisti,teppisti, mezzi fascisti e mezzi comunisti,un po' terroristi....con i caschi ed i cappucci!!!!


La gogna mediatica è durata all'incirca 3-4 giorni. Titoloni sui giornali di regime ed attacchi diretti anche da parte di quella stampa che ancora ha il coraggio di definirsi di sinistra. Speciali televisivi ben costruiti per dare il senso perverso di una giornata, che nonostante tutto, fra mille errori e contraddizioni, è stata una vera giornata di lotta.
Ora l'attenzione dei media si è notevolmente abbassata ma quei trafiletti che ancora resistono continuano ad invocare la caccia a questi fantomatici incappucciati e neri, quelli che sono scesi direttamente dal "pianeta Teppa" verso Roma per la giornata della rabbia (o dell'indignazione?) del 15 Ottobre. Le prove ci sono: molti di loro indossavano maschere antigas per affrontare il viaggio interplanetare, caschi integrali  per ripararsi dai fitti lanci di comete ed addirittura sciarpe di lana per nascondere il volto verde-gelatinoso!!!! 
Poi invece quando una manifestazione come quella di domenica con  migliaia e migliaia di persone contro la TAV riesce a coordinare pratiche ed esperienze diverse, risultando vittoriosa e pacifica, i nostri giornalai non riescono a dedicargli più di due misere righe, incastrate fra un pettegolezzo ed una pubblicità di una multinazionale. Questo ci fa capire qual'è il livello dell'informazione in Italia. Si deduce dunque che se il 15 Ottobre non fosse stata una giornata di rabbia non avremmo forse nemmeno letto qualche notizia a riguardo del corteo.
Ma i mezzi d'informazione ormai dettano i tempi della politica e alcune testate giornalistiche hanno avuto il coraggio di far partire una ridicola ed assurda caccia ai violenti...ma questo ci puo' anche stare: ci inorridiamo se a farlo sono coloro che magari con metodi diversi, dicono di lottare per un mondo migliore! La delazione non appartiene ai compagni ed alle compagne.
Pochi hanno capito che dietro a quei volti coperti c'erano uomini e donne comuni, stanchi delle ingiustizie e della precarietà, stufi di pagare migliaia di euro per un buco d'appartamento, gente che non vuole più subire passivamente le nefandezze di questo Sistema.
La caccia alle streghe non ha tempi, la storia si ripete ma si puo' anche scrivere perchè il futuro ancora  non è scritto ma c'è chi ,per fortuna ,preferisce almeno provare a prendersi il presente. 
Ora, da piu' parti e da prospettive diverse, il problema è diventato la violenza come se essa fosse solo espressione di brutalità ed ignoranza. Noi crediamo che esista il teppismo fine a sè stesso che seppur impolitico sia espressione di rabbia sociale, e siamo convinti che esista la lotta politica o se preferite la violenza politica e l'azione diretta come pratiche coscienti e concrete di dissenso. Parlare di pura follia distruttiva è riduttivo e sbagliato proprio perchè si vuol far finta di non capire che un processo rivoluzionario, seppur confuso ed embrionale, è ormai in atto.
Questi signori della morale che ancora si autodefiniscono "compagni"si sono facilmente dimenticati che purtroppo ogni piccola conquista è stata ottenuta con la rabbia in corpo e con il coltello fra i denti. Certamente, cio' che è avvenuto il 15 Ottobre a Roma deve far aprire confronti, suscitare autocritica e cercare di trovare uno sbocco ossia la costruzione orizzontale di un futuro nelle lotte sociali. Sia da un punto di vista sociale che da un punto di vista prettamente politico bisogna andare affondo nell'analisi senza fermarsi agli stereotipi ed alle ipocrisie. Sono stati fatti molti errori dettati fra l'altro dal clima di tensione creato da chi aizzava con il lessico della guerriglia un fantomatico assalto ai Palazzi del Potere. Dobbiamo quindi chiederci perchè questo attacco diretto non è avvenuto e dovremmo capire che con le parole non ci si puo' giocare troppo perchè poi qualcuno si brucia davvero. Così ha preso il sopravvento lo spontaneismo insurrezionale, lo sfogo diretto a quei pochi simboli che durante il percorso ricordavano la precarietà e la società basata sulla logica del profitto. Rabbia repressa che è esplosa legittimamente e che non deve a tutti i costi essere giudicata perchè in fondo ogni gesto ha un senso. Con questo, lo ripetiamo, non ci nascondiamo dietro un dito e siamo consapevoli che tutti insieme, lontani dagli interessi partitici, avremmo davvero potuto provarci ad inondare di ribellione il Centro del Potere. Prima di tutto però tutte e tutti dobbiamo sforzarci a guardare oltre il seminato e cercare di intercettare ogni piccolo focolaio di rivolta.
Se c'è così tanta rabbia, se i ragazzi e le ragazze dei quartieri, delle curve, dei centri sociali sono disposti a mettersi in gioco, con passione e determinazione, senza indietreggiare di fronte alle cariche indiscriminate della sbirraglia, se così tanta gente si è interposta in mezzo ai caroselli omicidi delle forze del disordine, vuol dire che qualcosa è cambiato nello scenario socio-politico di questo fottuto paese che continua a fare le sue vittime. In pochi avrebbero immaginato uno scenario del genere solo qualche anno addietro. E qui non basta invocare al complotto di una minoranza di teppisti che avrebbero deciso di rovinare il corteo di altri. Quel corteo era di tutti e di tutte, nessuno mai potrà affermare il contrario. Una cosa è certa: non era un corteo di classe ma si avvicinava molto ad un lungo torpedone di donne ed uomini diversi ed eterogenei, nelle pratiche, nelle forme, nei sentimenti che portavano dietro. Spesso, come accade da tempo in Val di Susa, è proprio la diversità ad insegnare che si puo' comunque crescere e combattere insieme. 
A Roma invece, quel giorno, è accaduto il paradosso: persone che si definiscono pacifisti hanno aggredito verbalmente e fisicamente quelli che loro stessi consideravano violenti. Qualcosa qui non torna. C'è puzza di forzatura e di bigottismo alla ricerca di una leadership che nessuno mai potrà conquistare in questo clima dove ognuno ha diritto di esistere e di urlare la propria rabbia.
E se fosse anche vero che nella mischia dei ribelli insorti c'erano tanti ultras cresciuti nelle curve degli stadi, quale sarebbe il problema? Dove sta la contraddizione? Credete ancora che gli ultras siano solo dei violenti con un pallone al posto del cervello? I fatti di San Giovanni sono l'emblema della smentita. Alcune curve sono state nel tempo un vero laboratorio sociale di autogestione e resistenza al potere costituito. Ora, molti ultras, stanchi di questo calcio specchio del Capitalismo, si sono riversati nelle strade e nelle piazze come soggetti pensanti e non come entità precisa.
Dopo piu' di trent'anni di repressione brutale ai danni dei giovani curvaioli, dopo che lo Stato ha sperimentato ogni forma di controllo sociale negli stadi, questo processo di trasmigrazione dalle curve alle piazze è normale e legittimo. Le nuove generazioni ribelli si contaminano di scintille rivoluzionarie lungo un proesso insurrezionale che potrebbe esplodere da un momento all'altro. Queste forze, queste energie non possono restare solo distruttive perchè certamente anche il nichilismo è una forma di dissenso ma è indispensabile il passo successivo, quello rivoluzionario e costruttivo. Incalanare nel dissenso diffuso e cosciente queste forme di ribellione dovrebbe essere il compito di chi dice di fare politica. Peccato che ancora in pochi l'hanno intuito ed invece di analizzare, comprendere, cercare risposte, si preferisce sempre e solo il giudizio come se ognuno avesse il diritto di sentenziare cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, cosa sia buono e cosa sia cattivo.
Autocritica dicevamo e proprio da lì bisogna ripartire ma non indietreggiare. Dobbiamo avanzare, compatti, in blocco caotico ma organizzato, cavalcare il conflitto e decidere noi stessi sul nostro presente e sul nostro futuro.
Vorrebbero mettere i fratelli contro i fratelli. E' la logica della guerra fra i poveri.
L'unico sforzo di un rivoluzionario dei giorni nostri potrebbe essere quello di capire sè stesso ed anche gli altri. 
Costruire reti e relazioni orizzontali, sistemi per auto-difendersi ed indirizzare le passioni e la spontaneità delle diverse generazioni che compongono lo scenario di lotta. 
Oltre le strutture ci sono le persone : i rapporti sociali dal basso valgono più di mille comizi.
RESPINGIAMO LA CRIMINALIZZAZIONE DELLE LOTTE:
SOLIDARIETA' E LIBERTA' PER TUTTE/I   LE/GLI  ARRESTATE/TI!

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