martedì 28 giugno 2011

Democratici con l'elmetto sotto accusa (da infoaut)


Lo scrivevamo ancora a caldo nell'immediatezza della sgombero della Maddalena, sottolineavamo le pesanti responsabilità politiche di partiti come la Lega Nord e il Partito Democratico quanto mai chiare alla luce dell'operazione Tav...
Decine e decine sono state le iniziative di solidarietà che hanno attraversato il nostro paese per tutta la giornate, da nord a sud, dalle isole ai confini italici. Incredibile è stata l'onda di solidarietà e appoggio, immediata e sentita. A guardare le mobilitazioni No Tav del giorno della battaglia di Chiomonte salta all'occhio l'intelligenza e la maturità che ha contraddistinto le azioni diffuse, dicevamo Lega e Pd: è loro sono state le controparti da andare a colpire, sanzione, mettere sotto accusa. Da Livorno a Bologna, da Roma a Bergamo. Il partito in salsa verde che ulula “padroni a casa nostra” e poi è l'artefice tramite il suo ministro degli interni della razzia della Val Susa, e il partito dei democratici che si vuole vendere come l'espressione del buonismo democratik ma non si fa troppi patemi d'animo ad indossare l'elmetto tramite il suo neo-sindaco torinese.
Nel momento della necessità e dell'urgenza, preparata è stata l'indicazione che a livello nazionale è corsa celere, endemica spontanea e politica, lungo i territori. Attraverso una sede chiusa, una stazione bloccata, un fumogeno lanciato, una moneta sbattuta, un coro urlato, il messaggio è arrivato chiaro e tondo, per quanto sia solo l'inizio. Di nuovo: “La Val Susa non perdona”.

Milano e Roma. A Milano oltre 500 manifestanti si sono trovati in presidio in piazza San Babila. Appuntamento che si è trasformato in corteo non autorizzato e che ha attraversato il centro cittadino fino a bloccare la circonvallazione. A Roma nutriti gruppi di solidali No Tav hanno bloccato via IV Novembre, nei pressi di piazza Venezia, altri hanno occupato via del Corso, vicino Palazzo Chigi. Un fumogeno è stato lanciato davanti la sede del Pdl in via Dell'Umiltà, facendo lo stesso anche dinnanzi alla sede del Pd in  via Sant'Andrea delle Fratte. Gli slogan più urlati contro Berlusconi e Fassino.

Livorno. Dopo che all'alba lo Stato con 2000 agenti delle forze dell'ordine ha attaccato la comunità della Val Susa sgomberando i terreni destinati all'alta velocità, in tutta Italia sono stati organizzati presidi e manifestazioni di solidarietà. E a Livorno, oggi, un centinaio di persone ha risposto alla mobilitazione in solidarietà ai NO Tav, con un corteo improvvisato che ha attraversato le strade della città. I manifestanti, partiti da piazza XX settembre, e distribuendo volantini durante il tragitto, si sono diretti alla sede del Pd di Piazza Magenta. A quel punto la sede è stata simbolicamente chiusa con il nastroaltsegnaletico. Una denuncia a chiare lettere per l'operato del partito di Bersani, che di fatto ha richiesto e ottenuto l'intervento delle forze dell'ordine in Val Susa. Un intervento contro la popolazione, in barba ai discorsi sulla democrazia, la legalità, la partecipazione. Parole gettate ancora una volta al vento per il Partito Democratico, che sceglie la linea degli affari, e non dello sviluppo come ci vorrebbero far credere, e rafforza la sua alleanza con la Lega Nord (che perde definitivamente la credibilità del suo slogan propagandistico "padroni a casa nostra"). Il ministro Maroni ha infatti accolto le richieste della galassia del Pd piemontese, che con Fassino e Chiamparino su tutti, aveva richiesto al governo persino l'uso dell'esercito per iniziare finalmente i cantieri e ricevere i finanziamenti europei. E mentre 2000 agenti di polizia hanno inscenato una guerra, bombardando la valle con un'ora di lancio di lacrimogeni, e distruggendo i presidi No Tav, il Pd in giornata è riuscito solo a esprimere attestati di stima e solidarietà per quei pochi agenti feriti. Fiano, responsabile sicurezza Pd, rovescia quasi la dinamica dei fatti, affermando che "non ci sono scuse per i violenti". Bersani è sulla stessa scia. Questo è il Pd. Un comitato d'affari pronto ad appoggiare la peggiore delle repressioni quando c'è da salvaguardare il proprio tornaconto economico. E' per questo che le sedi livornesi (come avvenuto in tutta Italia) sono state simbolicamente chiuse. Del resto anche il senatore livornese Filippi, in giornata, si è unito alla retorica condanna per chi difende energicamente le proprie terra dalla devastazione delle imprese, solidarizzando con le forze dell'ordine. Ma come hanno reagito i militanti del Pd presenti alla sede del Partito Democratico per un giro di nastro isolante a chiudere la loro porta? 406 km tra Livorno e Chiomonte, ma le strategie e le risposte sono sempre le stesse. Chiamando la polizia e tentando in maniera goffa di allontanare a spinte i manifestanti. Il corteo è proseguito per via Magenta, ha attraversato Piazza Cavour, il Mercato Centrale e Piazza della Repubblica, poi ha imboccato Via Garibaldi. A metà della via, un'altra sede del Pd è stata chiusa con il nastro. Poi il corteo è rientrato in Piazza XX Settembre. Una bella risposta cittadina, al tentativo di soffocare la lotta simbolo contro la devastazione dell'ambiente e la speculazione. E la giornata è stata è un chiaro segnale anche al Pd livornese, complice delle scelte nazionali del partito e anch'esso impegnato nelle costruzione di grandi quanto inutili opere, come dimostra la scelta del rigassificatore off-shore. Da oggi, i nemici, son sempre meno all’ombra.

Vicenza. Un gruppo di attivisti del presidio No dal Molin di Vicenza hanno occupato simbolicamente l'ufficio di Trenitalia in stazione. E' stato esposto uno striscione ed è stato spiegato ai passanti le ragioni dell'iniziativa. Contemporaneamente in prefettura si svolgeva un presidio che poi ha raggiunto i manifestanti presenti in stazione per improvvisare un corteo spontaneo. No Dal Molin che hanno scritto: “Un atto di guerra contro una comunità che rivendica il diritto di decidere il futuro della terra che abita; con la tenaglia a stritolare le strutture allestite dai No Tav per opporsi alla devastazione e all’imposizione, dimostrando non solo metaforicamente qual è l’idea di democrazia che condividono Pdl e Pd”.

altPisa. Anche a Pisa non è tardata la solidarietà No Tav: il presidio è stato lanciato nelle prime ore della mattina con un appello per portare l'opposizione in tutte le città all'inizio dei lavori a Chiomonte. Il presidio ha visto partecipare un centinaio di persone e dopo una serie di interventi davanti al comune, si è trasformato in un corteo non autorizzato che ha bloccato le strade cittadine. Il corteo, organizzato in poche ore, ha fatto propria la lotta della Val di Susa non lasciandola sola, andando ad occupare simbolicamente i binari della stazione centrale. Per tutto il corteo sono stati gridati a gran voce cori contro la classe poltica delle lobby speculative. A fine corteo è stata lanciata un assemblea cittadina che si svolgerà nella facoltà di Lettere mercoledì alle 21 per dare seguito alle mobilitazioni. I cori più cantati “I popoli in rivolta scrivono la storia, No Tav fino alla vittoria”, “Giù le mani dalla Val Susa”.

Bergamo. La solidarietà alla resistenza della Val di Susa si sta diffondendo in tutta Italia: da Genova a Napoli, da Palermo a Trieste, la reazione ovunque è immediata. In tutte le città sono state indette manifestazioni di protesta sotto le prefetture, e anche a Bergamo ha preso vita un presidio in piazza Vittorio Veneto. La Val di Susa resiste da cinque anni ad un progetto che risponde solo e soltanto ai criteri del profitto, portato avanti da chi si arroga il diritto di decidere anche per tutti gli altri e tratta gli abitanti della valle semplicemente come un ostacolo da rimuovere. Maroni aveva promesso, dalle pagine de La Padania, che i lavori per l’alta velocità sarebbero iniziati a costo di schierare polizia e carabinieri per renderlo possibile. Così è stato: oggi sono intervenuti in forze, all’alba, per mantenere la promessa del ministro e dimostrare che la Tav sarà imposta a tutti i costi, anche con la forza. Ed è la stessa Lega Nord che grida “padroni a casa nostra” che oggi non mostra esitazioni quando si tratta di schiacciare  la popolazione che abita la valle, e che da tempo ormai ci sta insegnando che resistere è possibile. Ma la solidarietà alla valle che resiste non si è limitata al presidio in centro città. Alla Festa Democratica di Seriate, durante il comizio di Massimo D’Alema, i No Tav sono intervenuti distribuendo volantini, e dopo aver aperto uno striscione, hanno contestato la linea tenuta dal Pd , che ha sempre ribadito che la Tav è una priorità del centro-sinistra. Subito è intervenuto un gruppo di sostenitori del Pd che si è scagliato contro i contestatori, tentando di strappare lo striscione e allontanare a spintoni i ragazzi che lo tenevano in mano. Qualcuno si è anche permesso di oscurare con le mani la telecamera di chi riprendeva la scena, come se si rendesse conto che la reazione dei presenti alla festa non era affatto “democratica”. La lotta dei valsusini non si ferma: da anni conducono una battaglia dura, di grande coraggio e responsabilità, non è con la prepotenza di questi giorni che riusciranno ad arrestarla.

altPalermo. Non appena ricevuta la notizia dell'invasione alla Maddalena delle truppe di Maroni gli studenti di Lettere e Filosofia hanno appeso sulla facciata della facoltà uno striscione che rivendicava la propria vicinanza con la "valle che resiste" e bollava il ministro degli interni come "boia". Nel pomerggio invece un nutrito presidio cittadino in Piazza Verdi, salotto centrale della città, ha denunciato lo sdegno nei confronti dell'ennesima inutile grande opera, delle trasversali lobby di potere che le stanno dietro, e della militarizzazione che i partiti politici, dal Pd alla Lega, sono pronti a mettere in campo sulla pelle dei Valsusini pur di garantire ai propri amici i profitti derivanti dagli appalti del Tav.

Cagliari. Ma i primi a muoversi sono stati i “No-Radar” cagliaritani, che già al mattino si sono ritrovati davanti alla prefettura in piazza Palazzo. Un sit-in di solidarietà e di protesta quello dei militanti del comitato, che si batte contro la costruzione di radar di avvistamento degli immigrati lungo le coste sarde.

(liberamente tratto da www.infoaut.org)

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