
Il fenomeno ultrà puo' essere considerato una vera e propria controcultura perchè il suo carattere eretico, antagonista e ribelle, lo mette in correlazione con altre tematiche della società.
Le esperienze dirette si tramutano in una sorta di osservazione partecipante che analizza le curve degli stadi come delle zone temporaneamente autonome dove ragazzi e ragazze trovano spazi di agibilità e resistenza alla società dell'isolamento. Esperienze di stadio che si mescolano con la militanza politica nei gruppi extraparlamentari, dalla nascita nel 1968 ad oggi, trovando in ogni città un percorso diversificato.
Non puo' esistere una sola mentalità ultras ma le lotte sociali portate avanti da alcune realtà trasversali sono la prova lampante che ultras vuol dire anche e soprattutto ribellione e conflitto sociale.Queste pagine narrano storie ed aneddoti degli Ultrà Cosenza, scontri e battaglie sociali dei "Rebel Fans Ultras Antifa", ed in generale di tutte quelle situazioni che hanno visto "i ragazzi con una sciarpa al collo" come dei soggetti pensanti, distanti anni luce dallo stereotipo dell'ultras neo-fascista e violento.
Importante poi anche la controinformazione come strategia comunicativa che si esprime nelle numerose fanzine autoprodotte dai gruppi ultrà in tutta Italia dagli anni ottanta ad oggi, mescolando linguaggi e costumi del calcio con le lotte sociali, l'antirazzismo, l'antifascismo, l'antiproibizionismo e la solidarietà.
Una controcultura dunque, che seppur navigando in un mare di contraddizioni, riesce concretamente a porsi in maniera conflittuale in una società sempre piu' omologata ed asservita al potere costituito.
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