giovedì 14 aprile 2011

DA UNA SOLA PARTE DELLA BARRICATA



E' sicuramente disarmante vedere come nei vari tentativi di appropriazione di controculture messi in atto da Casapound in questi ultimi anni, la realtà dell'estrema destra romana abbia deciso di provare a mettere le mani anche su fenomeni come il writing e la street art. Se da un lato tutto questo sfiora oggettivamente il ridicolo, non dobbiamo sottovalutare tutti i vari aspetti, compresi quelli più paradossali, che un'operazione del genere comporta. Come writer e street artists abbiamo sentito immediatamente il bisogno di prendere una posizione netta, a prescindere dal fatto di essere compagni e compagne appartenenti a realtà autorganizzate, ma soprattutto per fare in modo che anche all'interno della variegata scena italiana e non solo si iniziasse a ragionare su quello che facciamo quotidianamente da anni.

Il writing come fenomeno di libera espressione nasce alla fine degli anni '60 all'interno delle maggiori metropoli americane, praticato soprattutto dalle comunità chicane e nere, e in breve tempo si diffonde e si evolve diventando un linguaggio che come prima finalità ha quella di rompere le diverse dinamiche di esclusione sociale a cui erano soggetti i ragazzi delle grandi periferie, partendo da una pratica di riappropriazione illegale degli spazi urbani. In sostanza nel vuoto delle politiche culturali riservato ai tanti soggetti marginali che vivono le grandi città americane nasce spontaneamente una nuova forma di espressione artistica che nel corso di alcuni decenni metterà radici in tutti e 5 i continenti. Si tratta di un linguaggio che innanzitutto vuole essere un grido per uscire dall'anonimato e dalla noia, che resta indissolubilmente legato al concetto di autoaffermazione e che nel corso degli anni arriverà a costruire tutta una vera e propria filosofia intorno alle sue diverse pratiche.

Se nel corso degli anni i writers sono arrivati a conquistare spazi anche all'interno delle gallerie d'arte e dei circuiti più mainstream, la benzina che ha sempre alimentato questa passione è legata soprattutto al concetto di sfida alle autorità e a quel concetto di riappropriazione più o meno cosciente che sta dietro ad ogni pezzo fatto su un muro o su un treno, e da qui vogliamo partire per fare una riflessione più ampia. Ciclicamente abbiamo assistito alla crescita del movimento nelle diverse città e nei diversi paesi, ogni volta legata alle peculiarità del territorio in cui writers e street artists andavano ad esprimersi: questo significa che se da un lato vi è un codice consolidato a cui fare riferimento, ogni singola realtà si è poi evoluta nel legame con il proprio contesto urbano e la propria cultura: tutto questo non fa altro che mettere in evidenza il carattere di multiculturalità che questa forma di espressione ha sempre avuto.

Che oggi, realtà che non hanno mai nascosto la loro provenienza ed il loro legame con gli ambienti più intolleranti e razzisti e che ancora rivendicano con orgoglio le loro radici chiaramente fasciste, a prescindere dai vari tentativi di crearsi una faccia più 'moderna' e presentabile per l'opinione pubblica, cerchino di utilizzare questo linguaggio all'interno di iniziative come quella che Casapound ha lanciato a Roma per il 14 e 15 di maggio, deve essere percepito come una provocazione inaccettabile per chiunque abbia dedicato tempo e passione a questa forma di espressione artistica. Non si tratta di scegliere di schierarsi da una parte o dall'altra di un'ipotetica barricata, ma semplicemente di impedire un'infiltrazione di soggetti che nulla hanno a che fare con questo mondo all'interno di un movimento che vive, esiste e si evolve spontaneamente su altri valori e contenuti da più di 40 anni.

Vogliamo ricordare come questi lugubri soggetti siano gli stessi che, se da un lato si professano 'rivoluzionari' ed antagonisti, dall'altra vivono della protezione di quegli stessi partiti politici che nel corso degli anni in Italia hanno costruito campagne deliranti contro i graffiti in tutte le città che hanno amministrato, dalle taglie sui writers in salsa milanese alle diverse squadre antigraffiti costituite in altre città della penisola. In sostanza Casapound da una parte sostengono i vari sceriffi delle diverse amministrazioni, godendone dei favori politici, dall'altra cercano di riciclarsi come paladini di libere forme di espressione che nulla hanno a che fare con loro… inutile sottolineare come questa operazione sia evidentemente destinata a fallire da sola, tuttavia deve diventare un'occasione per rivendicare invece quelle che sono le reali caratteristiche di questo movimento: contaminazione, multiculturalità e quindi antirazzismo.

Come writers siamo sempre stati abituati a rispondere colpo su colpo agli attacchi repressivi delle amministrazioni cittadine, e all'innalzamento dei vigilantes e delle guardie nei depositi siamo sempre stati abituati ad alzare il tiro. Così come alle strade più pattugliate da polizia e carabinieri il risultato è stato una progressiva crescita dell'attività illegale di writers e street artists. Le città le abbiamo sempre conquistate strada per strada, tetto per tetto, yard per yard, deposito per deposito, questa è l'essenza di ciò che significa dipingere per noi.

Che poi i graffiti abbiano sempre attraversato gli spazi liberati e autogestiti delle diverse città, così come le altre discipline della cultura Hip Hop non è un proclama, ma una semplice constatazione: la scena in Italia non è sicuramente appannaggio esclusivo dei centri sociali, ma nei centri sociali ha sempre trovato terreno fertile nella condivisione di valori e pratiche, ieri come oggi. E questo almeno, come writers e come compagni ci teniamo a rivendicarlo, senza determinare il fatto che questo movimento debba appartenere a una parte politica o ad un'altra. In una ha sempre trovato spontaneamente spazi di libertà ed espressione, con l'altra non c'entra e non può c'entrare nulla. Punto.

Non staremo quindi a perdere tempo cercando di ostacolare iniziative ambigue lanciate da soggetti impresentabili per chiunque ami questa forma di espressione e vi abbia dedicato passione, ma allo stesso tempo non permetteremo a nessuno di appropriarsi di qualcosa che appartiene invece a chi le strade le sente e le ha vissute in tutti questi anni. Quello che faremo sarà semplicemente fare quello che abbiamo sempre fatto: riprenderci le strade per riempirle di tutti contenuti che danno un senso ad un movimento che non si lascerà mai manovrare da nessuno.

LE STRADE SONO NOSTRE!
DOVE C'E' LIBERTA' DI ESPRESSIONE NON CE' SPAZIO PER ALCUN FASCISMO!


VolksWriterz Crew Milano
(liberamente tratto)

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